Programmatic SEO: tutto quello che c'è da sapere | Quindo

Programmatic SEO: tutto quello che c’è da sapere

Scrivere contenuti di qualità è un’ottima strategia per ottenere visibilità organica, ma è un’attività che richiede tempo, risorse e soldi ed è proprio per risparmiare che entra in gioco la programmatic SEO. Immagina di pubblicare migliaia di pagine impiegando il tempo necessario a scriverne dieci. Una bella svolta eh? La programmatic SEO consiste infatti nella creazione e nella pubblicazione massiva di contenuti, basandosi su una serie di keyword e di input, con l’obiettivo di efficientare il processo di gestione di un sito web e, soprattutto, di scalare la SERP.

Scopriamo meglio di cosa si tratta, punti di forza e debolezza e come e quando poterla integrare in un progetto digitale.

Programmatic SEO: cos’è e come può essere utile

La programmatic SEO consiste nella creazione e nella pubblicazione su larga scala di landing page ottimizzate per raccogliere quanto più traffico possibile. Il funzionamento risiede nell’applicazione di automazioni e tecnologie come l’Intelligenza Artificiale per semplificare i processi SEO.

Questo tipo di SEO sfrutta le capacità di software per automatizzare e velocizzare alcune attività, come:

  1. analisi degli algoritmi dei motori di ricerca;
  2. creazione e ottimizzazione dei contenuti;
  3. monitoraggio di parole chiave, backlink e altre metriche SEO

L’obiettivo è quello di creare un alto numero di landing page con contenuti ottimizzati che possano soddisfare le ricerche di un altrettanto alto numero di utenti. La programmatic SEO non è un modo per bypassare la lunghezza del processo – le pagine devono comunque indicizzarsi e posizionarsi e questo richiede tempo – ma piuttosto di favorire una buona esperienza utente attraverso landing page che intercettano intenti di ricerca ad alto volume.

Tra le aziende che hanno sfruttato di più la programmatic SEO per scalare la SERP ci sono sicuramente Booking e TripAdvisor. Ad esempio con le keyword “migliori hotel a {nome città}” e “cosa fare a {nome città}”, vediamo che la SERP è sempre presidiata da questi colossi con pagine dalla struttura sempre uguale.

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SERP “migliori hotel a catania”
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SERP “cosa fare a Milano”

Gli step della programmatic SEO

Ora che abbiamo chiarito in cosa consiste, capiamo meglio nella pratica come poter usare le tecniche di programmatic SEO.

Gli step principali sono questi:

  1. Keyword research
  2. Costruire il template della landing page
  3. Collegare il database dei contenuti con il template
  4. Pubblicare le pagine

Keyword research

La keyword research è cruciale in ogni attività SEO, ma quando si parla di programmatic, ci sono alcune accortezze a cui prestare attenzione. In primis è opportuno partire dalle keyword focali, quelle che caratterizzano la nicchia di mercato che vogliamo coprire con le pagine del sito. Prendendo l’esempio di TripAdvisor potrebbe essere “cosa fare a {nome città}”. Queste keyword hanno di solito altissimi volumi di ricerca e esprimono il loro massimo potenziale se declinate nelle numerose varianti. Ad esempio:

  • cosa fare a {nome città} con i bambini
  • cosa fare a {nome città} in un giorno
  • cosa fare a {nome città} nel weekend
  • cosa fare a {nome città} d’estate
  • cosa fare a {nome città} ad agosto
  • cosa fare a {nome città} quando piove
  • cosa fare a {nome città} gratis
  • cosa fare a {nome città} la sera

Una volta raccolte tutte le varianti possibili, è bene controllare i volumi di ricerca così da validarne l’effettiva efficacia. Da questo controllo verranno fuori anche i player che presidiano l’arena competitiva nella quale ci vogliamo inserire. Combinando poi queste keyword con tutte le città che si vogliono coprire, viene fuori una quantità consistente di contenuti da creare.

Costruire il template della landing page

La fase successiva prevede la creazione del wireframe, dello scheletro della landing page, e successivamente del suo design. L’aiuto di un UX Designer e di un Web Designer sarà fondamentale per poter offrire la migliore esperienza di fruizione all’utente. Ogni landing page avrà presumibilmente gli stessi elementi: immagini, liste, recensioni, mappe, commenti degli utenti, caroselli… a seconda dell’esigenza. Il template creato deve soddisfare un requisito fondamentale: creare valore per l’utente con contenuti unici e approfonditi.

Collegare il database dei contenuti con il template

Il database può essere una qualsiasi fonte di informazione: un export CSV, ma anche un data warehouse proprietario. Il supporto di un web developer può essere molto utile in questo caso.

Pubblicare le pagine

Lo step finale è quello della pubblicazione delle pagine. Se si pubblicano più contenuti in una volta sola, si potrebbe correre il rischio che il motore di ricerca li identifichi e faccia il crawling, ma non li indicizzi. Per ovviare a questa problematica, si consiglia di curare la link building interna, creare la sitemap.xml e inviarla a Google e creare anche la sitemap.html

 

Tool utili per fare programmatic SEO

 

ChatGPT

ChatGPT negli ultimi mesi è diventato l’assistente virtuale di tante persone e anche nella programmatic SEO può rivelarsi un ottimo aiutante. Ecco in quali task.

  • ampliare le varianti delle parole chiave: partendo da una o due keyword, possiamo chiedere a ChatGPT di fornirci le correlate e le altre opzioni;
  • clusterizzazione delle keyword: partendo da un set di keyword, possiamo chiedere a ChatGPT di suddividerle in cluster e presentarle in una tabella, così da poterle analizzare meglio;
  • creazione di title e description: possiamo chiedere a ChatGPT di scrivere per noi title e description di una pagina, fornendoci anche diverse opzioni;
  • assemblare dei dataset: ChatGPT può creare piccoli set di dati su qualsiasi argomento. Va da sé che poi l’output va verificato perché potrebbe non essere accurato, ma è comunque una base da cui partire e che possiamo poi raffinare;

chatgpt tabella

  • creare i dati strutturati: ebbene sì, ChatGPT si occupa anche dei vari tipi di markup da aggiungere al codice sorgente della pagina.

Google Sheets

Google Sheets è ottimo per la creazione di un database che includa le keyword principali e le variazioni oppure anche formule customizzate per semplificare alcune task e usarlo anche in combinato con ChatGPT.

SEMrush

Per la keyword research, la valutazione dei volumi di ricerca e la competizione.

I lati oscuri della programmatic SEO

Fino ad ora abbiamo decantato i vantaggi di questa tecnica, ma non è tutto oro quel che luccica. La programmatic SEO, a fronte di un notevole risparmio di tempo e risorse nella produzione di un numero massivo di contenuti, espone anche a una serie di rischi.

  1. contenuti duplicati: lasciare la generazione di contenuti in mano all’automazione, può portare ad avere pagine molto simili tra loro. Per ovviare a questo problema, è consigliabile aggiungere quanto meno un paragrafo di testo scritto da un umano o includere UGC come ad esempio una sezione dedicata ai commenti o alle recensioni, come fa anche TripAdvisor.
  2. problemi di indicizzazione: le risorse di Google non sono illimitate e non lo è nemmeno il Crawl Budget di un sito. Potrebbe succedere che il motore di ricerca non riesca a scansionare tutte le pagine del sito, soprattutto se sono centinaia o migliaia. È importante dunque studiare l’architettura del sito e prevedere anche una buona struttura dei link interni per favorire il processo di scansione del sito.
  3. impoverimento della qualità generale del sito: il contenuto creato automaticamente può peccare in qualità. Ricordiamoci che Google nelle sue linee guida depreca il contenuto autogenerato spam, per questo si consiglia sempre di curare il design del sito, aggiungere immagini e video utili, corredare le pagine di contenuti unici, oltre a quelli creati automaticamente.

In conclusione promuoviamo la programmatic SEO?

Noi in agenzia sosteniamo la creazione di contenuti originali e curati, per questo non ci siamo mai avvalsə della programmatic SEO, per poter mantenere le redini di questa attività così importante. Ciò non vuol dire che la programmatic SEO sia da bannare, soprattutto se usata con criterio e in siti che necessitano di pubblicare un alto numero di contenuti per coprire un alto numero di intenti di ricerca.

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