Google Panda Update 10 anni dopo | Quindo

Google Panda Update 10 anni dopo

Che cos’è Google Panda?

Google Panda è l’aggiornamento dell’algoritmo di Google rilasciato il 23 febbraio 2011 nei Stati Uniti e il 12 agosto, dello stesso anno, in Italia.

Lo scopo dichiarato dell’aggiornamento dell’algoritmo di Google Panda era premiare i siti web di qualità e diminuire la presenza di siti di bassa qualità nei risultati organici di Google. Il rilascio di Panda, nel corso di diversi mesi, ha interessato fino al 12% dei risultati di ricerca in lingua inglese e il 7% dei risultati in lingua italiana.

Cos’è cambiato con Google Panda?

L’aggiornamento dell’algoritmo Panda ha provato a risolvere alcune criticità della SERP di Google, ecco l’elenco di Moz:

  • Contenuto scarso: pagine con testo e risorse poco rilevanti.
  • Contenuti duplicati o copiati: con contenuti duplicati si intendono più pagine con lo stesso testo con variazioni minime. Ad esempio, un’azienda di manutenzione caldaie potrebbe creare 10 pagine, una per ogni città in cui opera l’attività, con contenuti quasi identici su tutte le pagine “manutenzione caldaie Roma”, “manutenzione caldaie Milano”, “manutenzione caldaie Torino”, etc.
  • Contenuti di bassa qualità: pagine di scarso valore per l’utente, cioè che non rispondono in modo esaustivo alla query di ricerca.
  • Scarsa attendibilità/autorità: contenuti di fonti non verificate o che risultano non attendibili. Google suggerisce di lavorare per diventare “top of mind” ovvero costruire la propria reputazione online su un dato argomento, un sito su cui un utente si sentirebbe sicuro a lasciare i dati della propria carta di credito.
  • Content farm: siti che pubblicano una grossa mole di articoli brevi che coprono una vasta gamma di query con lo scopo principale di ottenere posizionamento sui motori di ricerca, a scapito della qualità del contenuto.
  • Contenuti di bassa qualità generati dagli utenti (UGC): come ad esempio potrebbe essere un blog che pubblica post brevi, pieni di errori di ortografia e grammatica e privi di informazioni autorevoli.
  • Troppi annunci rispetto alla quantità di contenuto: pagine costituite principalmente da pubblicità a pagamento piuttosto che da contenuti originali.
  • Contenuti di bassa qualità studiati per i link di affiliazione: cioè privi di informazioni utili agli utenti con ancore che puntano a programmi di affiliazione a pagamento.
  • Query di ricerca con contenuto non corrispondente:  ad esempio pagine con titoli come “coupon per Amazon” che però non contengono buoni sconto ma solo banner o contenuti non interessanti per l’utente.

Cos’è successo dopo Google Panda?

Google Panda ha posto le basi per un’approfondita ricerca da parte di Google sul concetto di qualità delle pagine web che si è tradotto in un costante aggiornamento dell’algoritmo.

Le più rilevanti modifiche, degli ultimi 10 anni, all’algoritmo di base di Google ruotano intorno ai contenuti e all’esperienza dell’utente.

Penso ad esempio a Google Hummingbird (2013) che a provato rendere più “umana” la comprensione delle ricerche da parte di Google; Google Speed Udate (2018) che definisce la velocità un fattore di ranking; il Medical Update (2018) dove Google pone l’accento su competenza, autorevolezza e affidabilità (EAT) dei contenuti o ai più recenti BERT (2019) e Page Experience Update (2021).

L’obiettivo è quello di proporre contenuti affidabili, esaustivi e facilmente fruibili dagli utenti.

Le best practice post Google Panda (valide anche oggi):

  • No a tanti brevi contenuti di scarsa utilità per gli utenti
  • Costruire contenuti di qualità, utili per gli utenti, pertinenti, affidabili e autorevoli
  • Gestire in modo equilibrato il rapporto annuncio/contenuto o affiliazione/contenuto
  • Creare pagine pertinenti alla query di un utente
  • Rimuovere o revisionare i contenuti duplicati e obsoleti
  • Verificare che i contenuti generati dagli utenti siano sempre originali, privi di errori e utili ai lettori
  • Utilizzare il file Robots.txt per bloccare l’indicizzazione di contenuti del sito duplicati o altri elementi ambigui (noindex, nofollow).

Cosa significa per Google “contenuto di qualità”?

Google è molto esaustivo in tal senso, sul Google Search Central Blog, spiega nel dettaglio quali sono i parametri per definire un sito e un contenuto di qualità.

Un breve estratto per capire se i tuoi contenuti sono di qualità:

  • I contenuti forniscono informazioni, risultati di relazioni, ricerche o analisi originali?
  • I contenuti forniscono una descrizione significativa o completa dell’argomento?
  • I contenuti forniscono un’analisi dettagliata o informazioni interessanti non ovvie?
  • Se i contenuti provengono da altre fonti, avete evitato di copiarli o riscriverli? Offrono invece un valore aggiunto significativo e un punto di vista originale?
  • Il titolo dei contenuti e/o della pagina fornisce un riepilogo descrittivo e utile dei contenuti?
  • Il titolo dei contenuti e/o della pagina evita toni scioccanti o esagerati?
  • Si tratta del tipo di pagina che aggiungereste ai preferiti, condividereste con un amico o consigliereste?
  • Vi aspettereste che questi contenuti fossero inclusi o citati in una rivista, un’enciclopedia o un libro cartacei?

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