Il contratto di consulenza web marketing

Seguo un gruppo su Facebook, le Socialgnock, dove un nutrito gruppo di professioniste del Web si scambiano opinioni e consigli su praticamente tutte quelle che sono le aree coinvolte dal loro lavoro: un gruppo attivo, stimolante e composto da persone molto preparate. Puntualmente una volta alla settimana circa, mi capita di leggere almeno un post, più o meno accorato, alla ricerca di conforto: “Sono già diversi mesi che ho emesso la fattura per la realizzazione di un sito ma il cliente non vuole pagare” oppure: “Il cliente mi contesta il mio lavoro di consulenza SEO dicendo che aveva altre aspettative nei risultati, come posso fare?”. Istintivamente rispondo sempre con la medesima formula: ”Se hai stipulato un contratto hai delle speranze altrimenti potrebbe essere un’impresa ardua sbloccare la tua situazione”.
Il bisogno di stabilire tempi, modalità di esecuzione e costi delle attività concordate riguarda tutti, professionisti e società. Spesso gli accordi vengono conclusi senza neanche conoscere il cliente o essere mai stati fisicamente presso la sua sede, stipulare e far firmare un contratto diventa così necessario per tutelarsi al meglio e per regolare con chiarezza gli accordi presi.
Il contratto di consulenza è un nome improprio che viene spesso dato a contratti di appalto d’opera o a contratti di prestazione d’opera i cui oggetti siano di natura intellettuale. Questi accordi infatti regolano i rapporti tra un committente e un fornitore (o consulente), il quale realizzerà e consegnerà un’opera intellettuale secondo le istruzioni ricevute e organizzando i mezzi necessari in modo autonomo.
Un’opera intellettuale può quindi essere una consulenza di qualsiasi tipo e verrà regolata da un contratto di appalto o di prestazione d’opera in base alla qualità del consulente: se si tratta di una persona fisica, un professionista o una ditta individuale si avrà una prestazione d’opera (artt. 2222-2238); mentre in tutti gli altri casi (ad esempio per società di capitali come Srl e Spa) si avrà generalmente un appalto (art. 1655-1676).
Il contratto prevede la consegna dell’opera oggetto della consulenza entro un certo termine fissato dalle parti. Non deve essere quindi utilizzato per consulenze di tipo continuativo, che riguardano prestazioni che si protraggono nel tempo e che non prevedono una consegna finale. Per queste tipologie di consulenze si applicano i contratti di appalto o di prestazione di servizi continuativi.
Uno degli aspetti che caratterizzano il contratto di consulenza è l’impronta strettamente fiduciaria che intercorre tra il professionista e il proprio cliente: nell’esecuzione dell’opera il consulente dovrà infatti eseguire personalmente l’incarico assunto, anche se potrà sempre avvalersi, sotto la propria direzione e responsabilità, di sostituiti e collaboratori esterni se questo è consentito dalle clausole del contratto.
Nel redigere un contratto di consulenza dobbiamo:
Questi sono solo alcuni degli articoli / clausole da inserire nel contratto che potrà essere implementato da informazioni, obblighi o diritti a seconda dell’attività che avete concordato con il cliente.
L’importante è non dimenticare mai che la priorità deve essere la tutela perché al momento in cui il rapporto con il cliente subirà dei cambiamenti o se dovesse arrivare alla rottura, per veder ripagati i vostri sforzi dovrete ripartire proprio dagli accordi presi, quindi più cose saranno state chiarite e accettate, più probabilità avrete di essere pagati!
Redigere un contratto alla fine di ogni trattativa conclusa positivamente deve diventare un processo aziendale, una regola alla quale non ci si dovrebbe sottrarre neanche in caso di coinvolgimento di parenti o amici perché le regole più efficaci sono quelle alle quali devono sottostare tutti indistintamente e se qualcuno vi dirà: “Ma non c’è bisogno del contratto, siamo amici” voi risponderete con un serafico: “Lo so, ma la mia amministrazione è così fiscale che non ho scampo”.
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